ALONE IN
TOKYO
Oggi e' il 02 gennaio 2006 e fuori spiovigina, cioe', fino
a quando non ho appoggiato un piede fuori dalla porta non
pioveva, ma non appena ho oltrepassato la soglia, ha
cominciato a piovere, forse Marco ha un sensore pioggia
installato sul ciglio dell'uscio.
Non e' importante, mi presta un ombrello, lo guardo e mi
sembra fatto alla rovescia, vabbe', cade solo qualche
goccia, lo incastro nello zaino e partiamo verso la
stazione della metro della sua zona.
Oggi Marco rimarra' a casa e io avro' una bella giornata in
solitudine da analfabeta in un mondo di scritte.
Arriviamo alla stazione e mi lascia li' davanti alla
biglietteria automatica.
Non c'e' una scritta in inglese che sia una.
Mi giro ed e' li' che mi guarda ridendo, gli dico "si
vabbe', ma qua non c'e' una scritta..come ci arrivo a
IKEBUKURO?"..e lui "e' scritto li'" si, per lui che sa
leggere il giapponese e' scritto li', per me ci sono solo
un ammasso di scarabocchi messi in fila lungo un groviglio
multicolore di linee.
Si', la mappa della metro di Tokyo mi risulta essere un
piatto di spaghetti dove ogni spaghetto ha un colore
diverso dall'altro...per farsi un'idea, questa e' la
piantina:
E' un delirio...
Marco sentenzia "questa e' una stazione dove non ci sono
turisti, non ci sono scritte in inglese, ma nelle prossime
ci saranno".
Faccio il biglietto memorizzo i 2 caratteri che indicano
"IKEBUKURO", cioe' questi due (giuro sono veramente questi
due) >
池袋 e mi dirigo al binario..direzione
池袋
(giuro seguivo veramente questa
direzione.
Quello che seguira' e' un bulirone di impressioni.
Non ricordo piu' bene la sequenza degli eventi, quindi mi
limitero' a fare una "lista della spesa" di appunti che ho
preso sul cellulare mentre andavo a zonzo per 10 ore di
fila.
Dopo essermi perso, dopo essermi incastrato in mezzo a due
file di persone che precedevano in senso opposto etc etc
etc.
Marco mi ha detto "vai a vedere il tempio ad Asakusa che
merita, poi puoi andare ad Akihabara".
Ok, seguo i suoi consigli, come sempre.
Non ricordo quanti cambi di treno ho fatto per andare ad
Asakusa, era la' in fondo dall'altra parte nella mappa
della metro, pero' era vero che ci sarebbero stati anche i
nomi in lettere.
Non so come ma non mi sono mai perso durante gli
spostamenti in metro...forse perche' ne ho fatti 3 in tutto
e il resto me lo sono smazzato a piedi per 10 ore
complessive perdendomi circa 5 o 6 volte.
Si perche' mentre ero sottoterra, nella metro, m'e' venuto
in mente un discorso che mi ha fatto Marco (sempre lui) una
sera al ristorante: in sostanza Tokyo e' seduta su 4 falde
tettoniche, tipo che per fare un terremoto che spacca tutto
ne bastano 2, ok, il bello e' che stanno aspettando da un
giorno all'altro un BIG ONE perche' sta cosa si ripete ogni
60 anni e quindi i 60 anni dall'ultimo bombardone che ha
sfasciato tutto c'e' stato tipo 70/80 anni fa, quindi siamo
fuori tempo massimo di almeno 10/20 anni.
Ora, considerando che da quando sono qua io fa un freddo
che non faceva da mai nella vita, ho pensato che fosse
meglio stare fuori all'aperto e non nei cunicoli della
metro sotto a tonnellate di tonnellate di tonnellate di
potenziali macerie.
Proseguo il mio cammino verso Asakusa e il tempio, smadonno
tutti i kangi che vedo qua e la' perche' non ce n'e' mezzo
che mi indichi uno straccio di tempio una volta arrivato ad
Asakusa.
Voglio dire, questi fanno i disegnini per bambini ovunque,
se non puoi fumare camminando c'e' la sigaretta che cammina
sconsolata con il divieto sopra, se un bambino deve stare
attento quando gioca in strada c'e' il bambino che corre
per prendere una balla da baseball ritratto in una scena
dalla drammaticita' degna del migliore Akira Kurosawa
mentre dirige Toshiro Mifune in Vivere (e ce ne vuole un
bel po'), se devono dirti di stare attento alle porte che
si chiudono, mettono un gatto che sembra che stia prendendo
la 380 (volts) con la coda alla Pikachu stretta tra le
porte della metro, se devono darti un numero di telefono
tipo telefono azzurro c'e' una famiglia che fa una cordata
non si sa bene perche'..ma se devono indicarti dov'e' un
Tempio, devi farti 5 o 6 anni di universita' delle lingue
orientali a Venezia e scegliere il giapponese come lingua
principale.
Esco, decido che sara' la sorte a guidarmi, seguiro' il
flusso laddove ce ne sara' e seguiro' l'istinto laddove mi
accorgero poi che mi saro' perso.
Niente e' inutile cercare di prendere riferimenti, le
scritte al neon cambiano continuamente, quindi o ti
memorizzi tutta la sequenza di immagini o c'e' caso che la
terza o quarta volta che ci passi davanti e ti si ripropone
una delle versioni che hai gia' visto (tra l'altro ipotesi
piuttosto remota) realizzi di esserti perso.
Io ho realizzato di essermi perso almeno 6 o 7 volte,
quindi ho fatto lo stesso giro almeno 24 o 28 volte.
Succede sempre una cosa strana, dopo un po' che cammino mi
accorgo che sto facendo lo slalom tra giapponesi che
vengono in senso opposto al mio, me ne accorgo perche'
sento uno che smadonna in italiano e trasalendo capisco che
sono io...guardo alla mia sinistra e vedo che c'e' una
colonna di persone in file per 2 che prosegue spedita nel
mio senso...capisco che sono in giappone e sto andando
contromano, questi guidano a sinistra, come in Inghilterra.
Anche questa cosa succede tipo 6 o 7 volte.
Succede tutto almeno 6 o 7 volte.
Ora comincia a piovere veramente e sbocciano mille ombrelli
di mille colori, parte la colonna sonora di Blade Runner e
controllo di non avere dietro di me Deckard che mi punta la
pistola per ritirarmi.
Io faccio il figo, non apro l'ombrello, ho la berretta e
non mi piove in testa, ho il giubbotto idrorepellente e non
mi bagno, ho lo zaino idem, cosa devo aprire l'ombrello a
fare?
Seguo il flusso e vedo una porta di un tempio, sorrido,
penso "eccolo qua, io non ho bisogno delle guide.." si,
bravo, poi pero' scopro che e' l'ingresso di un non so cosa
che puzza di mirabilandia tema giappone/buddismo/altri
tempi lontano un miglio, penso che non ho molta voglia di
stare li' in mezzo e incastrarmi ciclicamente tra le file
di turisti e di giapponesi.
Ci sono pure dei tipi che trascinano dei risho', piuttosto
finti.
Ora piove di brutto e decido di aprire l'ombrello...non
dovevo prendere questa decisione.
Allora, l'ombrello ad un primo esame si presenta che si
apre dove dovrebbe stare chiuso e viceversa: ma che cazzo
devono sempre fare le cose al contrario!? ma fai un
ombrello normale, bastardo giapponese.
Vabbe', spingo il coso che blocca l'apertura per vedere se
c'e' un meccanismo arcano che fa spiegare la cappa, si apre
fino ad un certo punto normalmente ma poi, ovviamente, si
ribalta la parte che dicevo prima e non si apre.
Facevo il figo e adesso faccio la figura del pirla che sta
li' in mezzo a prendere dell'acqua in testa con un ombrello
incomprensibile a smadonnare in italiano, tanto non capisce
nessuno.
Le provo tutte e alla fine, facendo contatto col gomito
nell'anca e con il mento nel culo, ad una ad una piego le
stanghette finche' non fanno un "click" e rimangono in
posizione.
Penso "cazzo, figata, comodo...genio quello che l'ha
inventato..fanculo vala'" poi penso anche di essere un po'
stronzo perche' l'ombrello mi e' stato gentilmente prestato
o forse dovrei pensare che e' stato stronzo chi me l'ha
prestato? non lo so, non ci capisco piu' un cazzo...non
appena alzo l'ombrello la corrente mi trascina via.
Vedo bancarelle in pattern di 5, cioe' 5 tipologie di
bancarelle che si ripetono ogni 5 bancarelle, mi viene in
mente San Marino e penso "ma checcazzo, sono venuto in
Giappone per pensare a San Marino?" finche' non vedo una
bancarella che vende quella roba di sake' biancastra che ho
bevuto con Marco l'altra volta all'altro tempio...100 yen,
come al solito (il gettone giapponese) bicchierino, per
qualche secondo mi accorgo di avere ancora le mani, avevo
smesso di sentirle non appena fuori dalla metro.
Faccio un paio di pattern di bancarelle e vedo una
vecchietta che vende degli spiedini di riso trattati non so
come ma che sembrano interessanti.
100 yen e assaporo un buonissimo spiedino di
BOSTIK sul quale la vecchietta mi sparge
un po' di peperoncino giapponese, giusto per essere sicuri
che il bostik lo cementasse alle pareti della mia bocca.
Non so come ma lo finisco, e' impossibile pulire il
bacchetto di legno perche' c'e' il bostik e si sa che il
bostik con il legno funziona alla grande, meglio del
vinavil.
Allora cerco un bidone dell'immondizia.
Qua sono avanti un casino, hanno tipo 5 bidoni diversi per
ogni tipo di rifiuto, tutti fanno la raccolta
differenziata, separano addirittura la plastica delle
bottigliette dalla plastica della grafica delle
bottigliette, perche' il pet si ricicla perche' e'
obbligatoriamente non colorato (colorato non si potrebbe
riciclare), c'e' quello delle lattine, quello della carta,
quello della kriptonite e tutti rigorosamente con la
scritta davanti in giapponese, cosi' tutte le volte devo
stare due ore a guardarci dentro per capire, ma ora
pagherei oro per stare li' a frugare, in tasca mi si e'
abilitata l'opzione "casino automatico" e non so come o
perche' mi ritrovo sempre con la peggio spazzatura.
Ora ho svariati scontrini, un bicchiere di cartone
appallottolato, dei volantini, dell'altra roba che non so
cosa sia ma che mi gonfia il giubbotto e sembro la parodia
di babbo natale, ma va bene, non mi interessa, io devo
buttare via il legnetto col bostik perche' mi tiene
occupata una delle due mani.
Guardo gli altri per cercare di vedere se hanno i miei
stessi problemi e ovviamente non ce li hanno, giubbotti
attillati e mani libere se non per l'ombrello.
Sembro lo scemo del villaggio, l'ombrello da una parte e il
bacchetto dall'altra, provo a infilare il bacchetto nel
bicchiere che ho in tasca, pessima mossa, il bacchetto fa
presa sul giubbotto, butto un occhio e ho pezzi di bostik
ovunque...
Cerco di pulire poi mi viene l'idea delle idee, lo attacco
alla parete interna dell'ombrello, funziona da dio, non si
stacca, ogni tanto controllo perche' non si sa mai e lui e'
li', bello fermo che viene a spasso con me.
Non ci sono bidoni della spazzatura e anche se ci fossero
non ci sarebbe quello del legno, quindi se in Giappone
prendete qualcosa di legno in mano, poi dovete portarvelo a
casa.
Una piccola nota: Marco leggendo del mio racconto sullo
spiedino bostik mi precisa che tale dolce si chiama
MOCHI e quest'anno sono
MORTI 45 (leggi bene QUARANTACINQUE)
vecchietti mentre lo mangiavano, non e' uno scherzo, e'
vero, il MOCHI UCCIDE ogni anno,
costantemente e inesorabilmente...ci sono addirittura dei
metodi per salvare la vita a qualcuno che sta morendo
soffocato dal mochi, uno di questi (e anche qui non sto
scherzando) e' aspirare dalla gola del malcapitato il
mochi, e come?
Usando l'aspirapolvere! ma non e' tutto,
veramente, vendono un accessorio da applicare
all'aspirapolvere del diametro di 13mm per poter andare in
profondita' nella gola e aspirare il dolce killer.
Oltre al danno, la beffa, l'assicurazione non paga per chi
muore soffocato dai mochi...e Marco, che controlla le news
dal suo cellulare, ogni tanto mi dice "altri 3 morti per
mochi...".
E' tragicomico, cioe', il mochi fa peggio di quello che
fanno da noi i botti di capodanno, a pensarci bene m'e'
andata grassa, altro che bacchetto di legno.
"Hiroshi, il nonno sta per morire...prendi
l'aspirapolvere!!!"
Decido di abbandonare per sempre questo luogo
turisticamente perfettamente congegnato.
Esco dal seminato e seguo la luce...le luci...le
intermittenze.
Mi perdo e mi riperdo cammino in balia di svariati e
ripetuti dejavu', come nei riclicli tipici dei cartoni
animati quando si vede una scena e poi la si rivede
riproposta specularmente, passo davanti ad un negozio che
sta alla mia destra, cammino 40 minuti pensando di essere
arrivato chissa' dove e mi ritrovo lo stesso negozio pero'
alla mia sinistra, non voglio usare la mappa della guida,
devo fare il figo, non lo sperso gaijin (straniero in tono
piuttosto dispregiativo).
Qua, a quanto pare, sono tutti negozi alimentari, vendono
tutti gli stessi prodotti artigianali e non compro niente,
anche se mi incuriosiscono molto, devo ancora riuscire a
scollare la lingua dal palato, in queste condizioni non
potrei neanche chiedere informazioni sulla posizione della
piu' vicina stazione della metropolitana...ora devo andare
ad AKIHABARA, la mecca degli OTAKU (fanatici
manga/tecnologia) chiedo ad un surrogato di poliziotto,
parlo in italiano perche' anche se parlassi in inglese
sarebbe la stessa identica cosa, mi indica con la mano una
direzione e descrivendomi la strada, ringrazio facendo
cenno con la testa svariate volte (l'unica cosa che sono
certo che capiscano) e mi avvio.
Arrivo ad Akihabara, incredibile, non prima di aver fatto
mille prove di tragitto scorrendo col dito lungo la mappa
della metro.
La zona non e' affollata, e' densa, mi sento come una di
quelle palline del Pachinko, rimbalzo di store in store,
quando vedo che ci sono le scale le salgo per vedere quelli
che sono i negozi ai piani superiori, quello che il primo
giorno pensavo fosse un negozio eccezione, scopro essere la
norma, tutti ma proprio tutti i negozi hanno piu' di un
piano, soprattutto quelli di manga/videogames/action
figures.
Di solito sono strutturati cosi':
piano terra: Un po' di tutto, ma
soprattutto quello che fa piu' presa al momento, adesso
sembra essere la PSP bianca e tutto cio' che riguarda
l'intrattenimento portatile.
primo piano: videogames, dalle consolle da
tavolo alle portatili con accessori e giochi.
secondo piano: action figures di qualsiasi
fumetto, oav, film e/o quant'altro.
terzo piano: piano dedicato agli action
figures femminili, evidentemente funziona come nella sauna,
i maschi da una parte e le femmine da un'altra.
quarto piano: CD/DVD di manga/videogiochi
etc etc
quinto piano: Fumetti e libri della stessa
tipologia
sesto piano: Modellismo vario, da aerei a
navi ad astronavi a personaggi da costruire e colorare.
settimo piano: qualcos'altro sempre su ste
cose
ottavo piano: tipo il settimo ma non
ricordo piu'...avevo avvertito che ho un ricordo confuso
della giornata.
Luci, colori, scritte incomprensibili, musica, gente che
cerca di vendere l'impossibile usando un megafono col tono
e la cadenza di HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio e
cosi' via.
Considerando il freddo dei giorni precedenti, ora sono
attrezzatissimo, all' UNIQLO (catena abbastanza economica
di negozi di abbigliamento) ho comprato una calzamaglia in
cotone per avere un ennesima barriera oltre a quella
fornita dai jeans, 3 paia di calzini con le dita separate
una ad una, una sciarpa, un giubbotto sottile ma funzionale
in pile e uno scontrino.
Ora ho tutto addosso e finche' sono in strada, ok, ma
quando entro nei negozi e' l'inferno addosso.
Lo zaino con macchina fotografica in ghisa e videocamera in
piombo, berretta di lana, strati su strati di materiale
isolante, non appena vendo a contatto con il rovente getto
d'aria all'ingresso, comincio a sentire il fuoco di
sant'antonio.
Mi viene in mente il grill della sauna giapponese.
Cammino e cammino, mi viene fame ma non trovo un sushi bar,
quelli che hanno il tapis roulant con sopra i piattini che
ti passano davanti.
Passo di fronte ad un supermercato, tipo quello dell'altro
giorno e tra i famosi pigiami cosa ti vedo?
IL PIGIAMA DI ULTRAMAN!
Non posso non comprarlo.
Non ho mai portato il pigiama, lo considero un'usanza
piuttosto infantile quindi questo e' l'unico pigiama che
potrei portare.
Si fanno le 17:30, cammino e non mangio dalle 11:00,
finche' non mi si para innanzi una visione totalmente
inaspettata.
EASY WAY, vedo le foto di quello che
producono e non ho dubbi: MILK TEA WITH
SAGO, solo che qui lo chiamano BOBA MILK
TEA.
SAGO o BOBA sono della
palline di tapioca che vengono messe sul fondo della
bevanda che si beve con una cannuccia supersized, mentre
aspiri il mikltea, aspiri anche le palline che devi
masticare, in un mix mangia/bevi veramente godurioso.
L'ultima volta che l'ho bevuto e' stato nel 1996 ad Hong
Kong, l'ultimo viaggio in un paese discretamente lontano
che ho fatto.
Da li' ho preso il nickname che ho su internet, cioe'
"sagO".
medio o grande? medio
caldo o freddo? freddo
Mi siedo ad un tavolino (al primo piano) e mi faccio un
remember paura.
Qui ci starebbe bene dissolvenza a nero sul mio primo piano
con cannuccia mentre assaporo la bevanda ad occhi chiusi.
Usciamo dal nero e ci sono sempre io che passeggio per
UENO, non so quanti Km ho fatto, ma sono le 19:30 circa
quando mi rendo conto di essere di fronte al SUSHI BAR che
desideravo incontrare.
Entro senza esitazioni.
Preparo il te' e prendo il primo piattino...ho un problema
con il pesce crudo, quindi vado di kappa-maki e robe
simili, mi ingozzo di SHOUGA (zenzero sotto aceto e sale),
e' buonissimo, e' come masticare un arbre magique e deodora
l'ambiente.
Sono li', pacifico e tranquillo che mi riposo e me la
ghigno perche' il vecchio al mio fianco emette versi
gutturali ogni volta che finisce un piatto quando entra una
donna distintissima, sui 40 anni circa, credo, non e'
facile datare un giapponese, e si siede di fianco a me.
Dai gesti e dai versi capisco che ha un gran freddo,
incrocio di sguardi e sorrido gentilmente.
Mi chiede "Are you
japanese?" e io "no, I'm italian"
si illumina "ah!
italian! buenas
noches!!"
annuisco sorridendo, e' la prima giapponese che dice
qualcosa che io riesca a capire, non sto a formalizzarmi
troppo.
Parla un inglese con accento giapponese, pero' e' un
inglese correttissimo, solo che il remix che ne esce non e'
subito comprensibile.
Mi dice che fuori e' molto freddo e che lei ha una
soluzione, da una sportina mi mostra una bottiglia di vino
che dichiara italiano.
Annuisco e sorrido...questa mi sta piuttosto appiccicata e
mi guarda in un modo che e' difficilmente fraintendibile
quindi metto al vaglio alcune ipotesi:
1) vuole un mio organo interno e sta cercando di irretirmi
per trascinarmi da qualche parte, drogarmi, eseguire
l'espianto e mollarmi in un fosso.
2) vuole il mio "organo esterno" e la cosa mi imbarazza in
modo imbarazzante.
3) vuole solo parlare, ma allora perche' ha mangiato solo
un piattino di sushi e poi si e' girata di 90° verso di me
smettendo ogni altra attivita'? perche' parla con doppi
sensi?
4) ha un complice che mi sta ciulando lo zaino con la mia
macchina fotografica e la videocamera (ma mi basta girarmi
un attimo per fugare ogni dubbio al riguardo.
Allora, l'ipotesi dell'organo mi sembra un po' troppo
leggenda urbana.
La seconda ipotesi mi sembra impossibile, ma questa sta
sempre piu' vicina e ammicca e mi dice frasi che preferisco
non riportare e che faccio finta di non capire, intendo
frasi con doppi sensi.
Mi chiede se ho 22 anni, stavolta non annuisco, rispondo
che in realta' ne ho 34, lei capisce 44 e fa uno di quei
versi che fanno loro quando sono stupiti ripetendo
"FOURTYFOUR!?!?!!" e io
"no, no, THIRTY FOUR, three - four".
"Non so se nel tuo paese e'
comune, ma non li dimostri proprio..."
"No, in effetti anche nel mio paese mi dicono
che non li dimostro, comunque grazie."
"Sei uno studente?"
Forse ha dimenticato che ho 34 anni, le dico
che sono "free lance" e lavoro nella grafica/illustrazione,
forse qua pensano che sia un lavoro vero perche' rimane
piuttosto stupita della cosa e si complimenta.
Poi parte con una serie di domande mirate, insomma, va al
sodo:
"Vorrei farti assaggiare un
dolce locale molto buono...tu qui alloggi in un
albergo?"
Non vedo il nesso tra il dolce e la stanza d'albergo,
quindi glisso miseramente sulla prima parte della frase
facendo finta di non aver capito bene e "no, sono a casa di
un amico"
Qui capisco che ha lasciato perdere, dice altre frasi,
fingo di non capire bene e mi scuso per il mio finto
inglese osceno, in realta' fa solo schifo.
Mi dice qualcosa del quale stavolta veramente non capisco
niente tranne un "I
PAY" e dico "no no, you don't have to pay..I pay,
thank you"
alche' qui scatta veramente la figura di merda mia, lei ha
detto "I pay a lot of respect
for european people" cioe' "prova molto rispetto per gli
europei" e aggiunge "but I pay for you anyway"...si
gira verso la tipa alla cassa e dice qualcosa, questa le
porge uno scontrino (che guardo estrema bramosia) e paga
anche per me.
Mi dice "Un giorno, quando
ricorderai questo viaggio, magari ricorderai anche questa
chiacchierata".
Sicuramente!
Sono fisicamente demolito e mi avvio verso la stazione
della metro piu' vicina.
Arrivo a casa sulle 22:00 circa, dalle 11:00 della mattina
totalizzano 11 ore di camminata.
Mi infilo il mio nuovo pigiama di ULTRAMAN che sembra
essere totalmente termicamente isolante, faccio un
resoconto della giornata e mi affondo nel futon, sono le
2:30 am, domani si va a KYOTO con lo
SHINKANZEN.