CARA DOLCE
KYOTO
Oggi e' il 3 gennaio 2006, partiamo per 4 giorni a Kyoto,
andando a visitare, nel frattempo, anche Nara.
Sveglia traumatica alle ore 8:00
Esco dal futon, mi sembra che sia scandalosamente freddo,
infatti alito e vedo il fumo uscire dalla bocca.
Ok, non mi stupisco piu' di tanto.
Alle 9:00 siamo in strada, capisco che e' abbastanza freddo
guardando la sella di una bici parcheggiata fuori casa
(vedi foto).
Lungo il cammino verso la stazione mi diverto a pattinare
sulle lastre di ghiaccio che sporadicamente mi si
propongono sotto i piedi, finche' non realizzo che ho uno
zaino con macchina fotografica, videocamera e portatile
piu' altre robe dietro alla schiena per un totale di 5 o 6
Kg e una scivolata con schienata potrebbe andare a ledere
quella che e' l'integrita' della mia vita digitale...smetto
e comincio a camminare molto cautamente.
E cosi' prenderemo il mitico SHINKANSEN, il treno
superveloce futuristicamente aerodinamico.
A Kyoto noleggero' una bici, Marco si porta dietro la sua
bici bonsai origami, una bicicletta che
non so paragonare a nessun modello di bici esistente in
Italia ma che ha le ruote piuttosto piccole, pero' e'
telescopica e puo' diventare alta 2 metri.
A vederla sembra l'incrocio tra un transformer bicicletta e
un transformer cavalletto da macchina fotografica, quando
la monta mi sembra di sentire il suono metallico tipico
della trasformazione di un transformer.
L'ha pagata 350 euro, ha un cambio professionale che a
Kyoto gli invidiero' parecchio.
Biglietteria automatica bilingue ma Marco sadicamente preme
il pulsante del giapponese.
Sono costretto a seguire le sue indicazioni, mi vendico
quando e' costretto a pagare lui il biglietto perche' non
accetta il mio codice carta... 12.710yen (:1000 poi x7 e
salta fuori piu' o meno il prezzo in euro).
Ore 10:36, salgo sullo shinkansen, il nostro treno si
chiama NOSOMI 73, l'impressione e' quella di salire su di
un aereo in prima classe, c'e' spazio tra un sedile e
l'altro e i sedili sono tutti rivolti verso la direzione di
marcia, cioe' in caso di incidente muoiono tutti spalmati
sullo schienale del sedile davanti.
Ma e' lo shinkansen, Marco pronuncia la fatidica frase "lo
shinkansen non ha mai avuto un incidente" e io, da bravo
italiano, vedo bene di passarmi una mano sui cosiddetti.
Direzione OKAYAMA, questa tratta prevede solo 2 fermate,
una a SHIN YOKOHAMA e una a NAGOYA.
Sullo shinkansen se ne sono sentite di tutti i colori,
infatti e' tutto vero.
Fa i 280 e non si sentono i binari, in italia quando 2
treni si incrociano, si sente un suono simile ad una
deflagrazione che provoca nel passeggero un trauma
psicologico notevole.
Qui si incontrano 2 treni che vanno a 280Km/h per un totale
di 560Km/h e quello che si sente e' un semplice "puf".
Dal finestrino vedo quello che e' il paesaggio giapponese,
il vero paesaggio giapponese, e' qui che mi rendo conto che
sono veramente in Giappone, mi vengono in mente gli scenari
di MEGALOMAN, quelle colline arrotondate e quegli alberelli
tipici, le case piccole e basse piuttosto cubiche e
semplici, gioia dei modellisti.
E sempre da questo finestrino vedo passare il mitico MONTE
FUJI.
Lo vedo a meta', mortacci sua, perche' la parte superiore
e' coperta dalle nuvole, ma si capisce abbastanza bene
quella che e' la sua forma completa...ciao ciao monte fuji.
Passano un paio di montagne e siamo nel mezzo di una bufera
di neve, passano altre due montagne e siamo in un paesaggio
assolato un po' arrugginito dall'inverno, un altro paio di
montagnette ed ecco che siamo a Kyoto.
Paura.
La stazione di Kyoto, la base dalla quale mi aspetto di
veder decollare Mazinga o Trider G7 da un
momento all'altro.
L'architettura e' tanto enorme quanto futuristica, non
esiste un fisheye in grado di inquadrarla tutta in una
volta...e mi rendo anche conto che il mio collo non e'
abbastanza slegato per permettermi di guardarla senza dover
inarcare la schiena e ruotare su me stesso.
Folla, suoni, futuro, enormita'.
Sono le 12:57, andiamo a prendere la mia bici a noleggio.
Camminando verso il noleggio, fronteggio le folate di vento
piu' forti che abbia mai sentito fino ad oggi, un vento
talmente ghiacciato ed affilato che penso di arrivare
sbarbato e rasato a destinazione.
Serie di frasi classiche in giapponese, ormai le conosco,
non le capisco ma conosco come suonano.
Una firma sul foglio e 1000 yen al giorno per la
bicicletta, sgancio 3000 yen e monto in sella.
Sembrava alta il giusto, ma non appena comincio a pedalare
mi ritrovo con un ginocchio in bocca, la forma ricorda
molto quella delle grazielle, ma un po' piu' deviata verso
la nostra classica bici da donna.
Alzo un altro po' la sella e stavolta il ginocchio mi
sbatte nel mento, solo che ora, se mi fermo, devo scendere
perche' non tocco con i piedi.
Non mi spiego il fenomeno, guardo bene e vedo che i pedali
sono piu' lunghi dei nostri, dico "Marco, ma che cazzo e'
sta bicicletta? e' alta 2 metri e mi sbattono le ginocchia
sul mento quando pedalo!?" Marco spiega serafico che i
giapponesi hanno le gambe corte, quindi sono fatte cosi'.
Andiamo avanti.
Quando me l'hanno data ho smadonnato perche' non ho notato
i rapporti del cambio sulla ruota posteriore..pero' nella
manopola destra noto il classico cambio al quale fa
riferimento una scritta in giapponese seguita da un 2 e poi
da un 3, in senso orario...almeno l'orologio qui non va al
contrario, stranamente, visto che e' tutto fatto al
contrario!
Sono sul 2, infatti faccio una fatica pestilenziale per
andare avanti, enfatizzata dall'eccessivo piegamento delle
gambe durante la pedalata.
Vai, vediamo cosa succede se giro la ghiera del cambio
sulla posizione "scritta giapponese incomprensibile".
CLACK, per i primi 10 secondi ho la netta sensazione che
sia caduta la catena, pedalo come il dottor Slump quando
corre, pero' mi rendo conto che non e' cosi' quando vedo
che sto comunque impercettibilmente procedendo.
Allora, io c'ho guardato bene e non c'erano rapporti ne'
davanti (in mezzo ai pedali) ne' dietro, quindi come cazzo
fa a funzionare sta cosa?
Rimetto sul 2...TONK! il pedale sembra
bloccato e ora pedalo al rallentatore...azzardo il 3 e il
movimento della pedalata si percepisce ne' piu' ne' meno
come quello della lancetta delle ore in un orologio...per
la prima volta da quando sono qua sto sudando
all'aperto...
"E' incredibile" questa e' la frase che
penso costantemente in questo paese.
Deduco che non sia un cambio ma un semplice "freno a mano".
Figata, faccio kilometri per una Kyoto piena di salite e
discese agevolato da un freno a mano come cambio.
Andiamo a lasciare i bagagli all'albergo, tale TOYOKO INN, dalla reception sembra
un ottimo albergo...e lo sara'.
Pero' la stanza non e' pronta, dobbiamo travasare un po' di
roba da uno zaino all'altro per sgravare il peso dello
zaino che ci portiamo dietro e lasciare tutto alla
receptionist, alleggerisco lo "zaino tecnologia"
comprendendo il powerbook (temendo il peggio), dico a Marco
di raccomandarsi con la tipa di non sbatterlo che dentro
c'e' roba fragile.
L' albergo e' nella zona nord di Kyoto dal nome SHIJO
OMIYA, procediamo verso il tempio FUSHIMI INARI TAISHA
famoso per il business (cioe' vai li' se vuoi fare del
pesto con il business), non appena siamo a tiro veniamo
inglobati dal mare di persone che ci si stanno dirigendo.
Ora, c'e' solo una cosa che mi regala uno stupore misto
ammirazione supremo ed e' vedere le donne
giapponesi con il kimono.
Il bello e' che qua le vedi ovunque, sono poche, pero' sono
un po' dappertutto e i kimono sono tutti diversi.
In questa situazione c'e' una densita' di kimono piuttosto
rilevante che mi fa dimenticare l'odio per le folle
canalizzate e mi inchioda l'attenzione facendomi
mentalmente scontornare dallo sfondo la donna giapponese
che indossa il kimono.
La donna giapponese che indossa il kimono ha un po' tutte
le eta', puoi vedere la signora come la ragazza e le varie
gradazioni anagrafiche che le separano.
La donna che indossa il kimono e' compostissima anche
mentre passeggia per una normalissima strada oppure in una
metro, stanno belle dritte e tengono le braccia leggermente
piegate con le mani sul grembo, i passi sono brevissimi e i
piedi sono rigorosamente convergenti, velocita' di punta 2
metri all'ora, ma non puoi staccare gli occhi da loro.
E' tutto calcolato, acconciatura compresa, dietro la
schiena c'e' l' OBI, l'obi e' la cintura del kimono che
dietro puo' assumere forme diverse, e' come un origami di
stoffa e c'e' solo una cosa che mi piace di piu' del vedere
una donna giapponese con il kimono, e' vedere una donna
giapponese con il kimono da dietro.
Ne ho fotografate un po' chiedendo se potevo farlo, ma non
avevo l'ardire di chiedere di girarsi dall'altra parte,
cosi' dovro' andare a memoria forever.
Marco mi ha spiegato che per loro e' un vestito
elegante...noi ci mettiamo in giacca e cravatta e loro si
mettono in kimono (per gli uomini c'e' l' hakama, ma non e'
bello come il kimono).
Arriviamo al tempio.
Li' incontriamo Junko, un'amica giapponese di Marco, ha
tipo 50 anni, e' simpatica, sposata con un inglese che poi
conoscero' e ha 3 figli, 2 femmine (notevoli esemplari di
incrocio tra orientale e occidentale, nonostante Junko sia
piu' un platano che un giunco, tant'e' che una delle figlie
e' modella ...16enne) e 1 maschio che conoscero', dal nome
Gai e che suona il basso in un gruppo che si ispira al punk
occidentale inglese, tipo sex pistols etc etc..Marco mi
dice che la madre l'ha dipinto come un piccolo prodigio, ha
14 o 15 anni ed e' un fenomeno con il basso, ha imposto al
suo gruppo di smetterla con il punk alla orientale (e per
questo, memore del concerto di Tokyo, lo stimo molto) e
cominciare con il punk "serio".
Siamo di fronte alla piantina del tempio e capisco che
sara' una scarpinata paurosa.
Ho dormito una media di 4 ore per notte, camminato o
pedalato una media di 10 ore al giorno, mangiato...non lo
so, se c'e' una cosa che non capisco da quando sono qua e'
se sto mangiando tanto o poco, mangerei sempre e non
mangerei mai...ma quando mangio mangio molto o poco? non lo
so.
Sto divagando, era per dire che sono fisicamente uno
straccio.
Ho 3 zaini, uno dietro la schiena e due sotto agli occhi.
Devo prendermi una pausa, ma Marco ha le ritmiche
epilettiche dei giapponesi abbinate ad una bicicletta con
cambio professionale e ad un paio di gambe notevolmente
piu' lunghe delle mie, a sto punto non so se sia meglio
andare da solo e perdersi o andare sicuri con Marco e fare
la maratona.
Il tempio, in questa mia bella situazione, e' anche il piu'
grande di Kyoto, copre un lato di una montagna, in sostanza
e' un rollercoaster buddista, peccato che il vagone del
trenino debbano essere le tue gambe.
Cosa caratterizza questo tempio?
Questo tempio e' caratterizzato da "tunnel" di 30.000 TORII
(in totale) che serpeggiano in derapata lungo la montagna.
La seconda domanda sorge spontanea: cosa sono i TORII ?
I torii sono dei "cancelli" fatti da due colonne e un
trave, tipici buddisti (credo, sto azzardando, Marco me lo
spiegava mentre salivamo, ma avevo il 90% del sangue sotto
agli occhi e quindi quel restante 10% distribuito equamente
nel mio corpo non mi ha permesso la memorizzazione dei
dati) arancioni con scritte in giapponese lungo le colonne.
Vabbe', ho scattato svariate foto cosi' si puo' capire
meglio di cosa si tratti.
Procediamo...questo tempio ha come "mascotte" la volpe
(vedi foto) quindi ci sono delle volpi qua e la'.
Arriviamo ad una discreta altezza e c'e' una "balconata"
dalla quale si puo' ammirare la veduta della citta' di
Kyoto...tolgo il tappo dalla macchina fotografica e lo
osservo mentre precipita oltre la balaustra e va a fermarsi
sul ciglio di un terrapieno sottostante.
Mi viene subito in mente lo scaffale dello YODOBASHI dove
avevo notato con stupore tutti i tappi delle nikon in
vendita di svariati diametri, Marco sentenzia "sei proprio
stanco..." e io "ma no, e' che con i guanti, antani blinda,
la supercazzola sprematurata con scappellamento a destra,
da yodobashi ho visto che li vendono...", guardiamo dove
porta il ciglio sottostante e vedo che arriva piu' o meno
alla scalinata, lascio lo zaino a Marco e vado a recuperare
il tappo..."parlando" tranquillamente a voce alta, tanto
non capisce nessuno l'italiano.
Prendo il mio tappo e Marco mi chiama per farmi una foto,
ci sono tot giapponesi che mi guardano sorridenti, una ha
anche detto "Sugoi! blablabla..." che significava "Grande!
ce l'ha fatta..." tutti mi guardano e Marco impiega dei
secondi interminabili per scattarmi la foto, la prima non
va bene, mi dice "aspetta, la rifaccio..." e passano altri
interminabili secondi...con sorriso in plexiglass dico
"Marco, mi sento un po' al centro dell'attenzione e in
imbarazzo, tra 1 secondo me ne vado..."
CLICK
e posso tornare nel flusso in ascesa.
Qui ho veramente un vuoto di memoria, mi sembra di
ricordare che il tempio fosse molto grande e che ci fosse
la gente che suonava le campane lanciando manciate di
monete in un'enorme cassapanca, c'era uno che lanciava
veramente i pugni di monete che sembravano coriandoli, lo
faccio notare a Marco e mi dice che stava lanciando monete
di taglio molto piccolo, tipo 1yen o 5yen...ok, e'
l'apparenza che conta...o forse solo il gesto.
Arriva il mio turno, prendo 10yen, lancio, afferro la corda
e mi prodigo nei miei catartici 5 tironi al campanaccio.
Due battiti di mano e un desiderio ad un "dio" che non
conosco ed al quale non credo, pero' e' divertente e non mi
va di aver fatto il Messner della situazione senza uno
scopo ben preciso.
Vai, ora si scende, scatto foto, inciampo, provo a comprare
dei prodotti locali, Marco me lo impedisce, non so se
benedirlo o maledirlo.
Siamo rimasti che andavamo a casa di Junko per un te' e due
chiacchiere...cioe', loro parlano e io non capisco cosa
dicono, non passiamo a prendere le bici e mi chiedo come
mai...poi dopo 20 minuti di camminata in salita lo capisco,
stiamo visitando un altro tempio.
Bello, e' anche cimitero, ma e' molto piu' piccolo e
discreto, caratterizzato da statuine scolpite nei sassi
dalle forme ed espressioni bizzarre, e' il tramonto e c'e'
una bella luce, scatto qualche foto (vedi foto).
Poi ci dirigiamo verso casa di Junko, lasciamo Junko dalla
bici e Marco mi dice "ora facciamo il giro lungo cosi'
diamo il tempo a Junko di arrivare a casa prima di noi, lei
e' a piedi, un po' vecchia quindi va piano...facciamo un
giro un po' lung", "ok, non c'e' problema" rispondo e
visualizzo un boscaiolo canadese con motosega in mano che
si diverte a fare pratica sulle mie ginocchia.
Kyoto e' veramente bella, e' "antica", in queste via girano
i telefilm o i film dove ci sono i samurai, tutte porte
scorrevoli e immagino che siano tutti morti assiderati
dentro le case.
Arriviamo a casa di Junko.
Junko abita in una casa giapponese, cioe' che e' in stile
giapponese, quindi devi toglierti le scarpe prima di
entrare.
Qua devi toglierti le scarpe SEMPRE, per venire in giappone
bisognerebbe comprare delle scarpe con il velcro al posto
dei laccetti.
Le scarpe e' ovvio che le debba lasciare fuori dalla zona
"calda" della casa, quindi se ti scaldi un minimo i piedi
entrando, appena esci te li congeli all'istante
rimettendoti le scarpe.
Junko ci prepara un caffe' americano e ci offre dei dolci
giapponesi ovviamente imbustati.
I giapponesi sono avanti in tutto, pero' alcune cose non le
capisco, loro mangiano praticamente tutto da delle buste,
vai al supermercato e il 90% della roba e' in busta, dentro
alla busta ogni cosa e' in una sua singola busta, una
matrioska di buste per arrivare a cio' che vorresti
mangiare.
Buste e microonde, addirittura scaldano le cose in busta
nel miocroonde.
I giapponesi sono avanti, se lo fanno vuol dire che non e'
pericoloso, loro prima testano le cose, prendono tot
persone e gli fanno fare una cosa, poi vedono cosa succede.
Qui hanno preso 20 persone, 20 forni a microonde e 20 tipi
di busta per ciascuno.
Hanno fatto mangiare a 20 persone per 20 giorni i 20 tipi
di busta riscaldandole nei 20 forni a micoonde e hanno
osservato se non moriva nessuno.
Non so se sia morto qualcuno, ma alla fine hanno deciso che
si puo' fare, forse qualcuno e' sopravvissuto.
Ebbene, sfoggia una pletora di buste sul tavolo "quale
busta vuole? la 1, la 2, la 3, la 4......o la 27?" direbbe
il caro Mike Bongiorno, io non prendo niente perche' prima
al tempio Marco ci ha offerto un dolce giapponese
contenente dei fagioli dolci, qua i fagioli dolci vanno un
casino e mi piacciono, quindi ne mangio, quindi sono
fagioli, quindi hanno il loro effetto collaterale, ma
quindi me ne frego.
Junko vuole cucinare la cena per noi, il marito chiama e
dice che andiamo al ristorante, lei strippa e per tutta la
sera avra' l'espressione di un samurai con un panda appeso
ai coglioni.
Il marito arriva a casa, e' un tipo ok, mi sembra, l'unico
che parli inglese...essendo inglese...ed essendo in
giappone da 30 anni, parla anche il giapponese.
Andiamo verso il ristorante, sono le 18:30, il nome del
ristorante e' TSUKI NO KURABITO, il marito assicura che sia
a 3 minuti di cammino da casa loro.
Infatti e' vero ed ho la conferma che il marito di Junko
sia un tipo ok.
Entriamo ed e' come fare un salto nel passato.
Il locale era una ex distilleria di SAKE', all'ingresso ci
offrono del SAKE' prodotto da loro, loro che sono anche la
piu' grande ditta produttrice di sake' del giappone, ma
qualcuno mi rovina la poesia del momento dicendomi che non
sia il migliore.
Beviamo in bicchieri di bambu' laccato nero quadrati, dallo
spigolo, perche' per bere da uno dei quattro lati devi
avere la bocca come Mick Jagger dei Rolling Stones o come
quella del cantante degli Aerosmith.
Penso "sempre le robe al contrario, noi i bicchieri TONDI e
loro no, loro QUADRATI, secondo me, mandavano qualcuno a
vedere com'era da noi per poi fare il contrario.
Mangiamo e ad un certo punto Junko (giapponese) mi chiede
quale sia il piatto che preferisco di quelli che ci hanno
portato, io indico un piatto e lei mi dice "ah, si',
l'unico che non e' giapponese".
In quel momento, non so perche', vorrei essere il panda
aggrappato ai suoi testicoli.
Finiamo, torniamo a casa di Junko, a casa c'e' GAI in
polleggio, saluti, presentazioni, Junko e suo marito ci
fanno vedere, molto orgogliosi e fieri, alcuni
disegni/dipinti della figlia MAYA 21enne che ora sta in
Scozia per studiare...
Li' comincio a sperare che il figlio prodigio di basso
elettronico non pensi di mettersi a suonare, perche', se
tanto mi da' tanto....
Marco pensa di far vedere il mio sito/portfolio al figlio,
accende il computer e perde 1 ora a cercare di ripulirlo
dai vari spyware e ammenicoli futili che impediscono un
corretto funzionamento del computer...essendo questo un pc,
sogghigno boffonchiando "ehm..il mac non ha questi
problemi...".
Si fanno le 21:00, abbiamo appuntamento con RYOTA e CHINAMI
alla stazione di TAMPABASHI a non so quale distanza da casa
di Junko.
Arriviamo, c'e' Ryota che ci aspetta dall'altra parte del
passaggio a livello costantemente in moto tipo spazzole
tergicristallo, data la frequenza di partenza e arrivo dei
vari treni.
A 10 metri da li' c'e' IZAKAYA, una sorta di trattoria
corridoio dove ci si siede in fila uno di fianco all'altro
e si beve/mangia e, cosa piu' importante, ci si intrattiene
con la cuoca/cameriera/gestitrice/padrona del locale.
Marco mi presenta e mi chiede di fargli vedere gli adesivi
DISASTER, i nipponici strippano, strippa pure la gestrice
60enne, tanto che e' la prima a volerlo attaccare al
cellulare, la fotografo mentre tutta fiera mi mostra
l'adesivo applicato.
Chinami ha 21 anni e fa la fotografa, ma
non ha foto con se'.
Ryota ha 19 anni e fa il fotografo, ma ha
con se' due book di sue foto, le guardo e capisco che non
te lo manda a dire, le foto spaccano, bellissimi colori,
bellissime inquadrature, lui si', non e' prole di Junko
quindi e' veramente un prodigio.
Pero' i due local non parlano molto inglese e si
abbandonano subito al giapponese, io annuisco e sorrido.
L'"oste" prende le ordinazioni, io opto per un UMEHAI, UME
>prugna, da qui UMEboshi che io adoro, quindi, come
tutte le volte che sento UMEqualcosa, opto per quello.
Arriva il tutto abbinato ad una scodellina con indefiniti
elementi all'interno, compresa della carne bollita.
Gia' non mi sembrava invitante il resto, la carne bollita
e' il colpo di grazia, traslo la scodellina verso quella di
Marco e assaggio il mio UMEHAI...di alcolico c'e' il
ricordo (ma va meglio cosi'), un paio di sorsate e mi
rimetto ad annuire e sorridere (senza capire mezza parola)
Marco opta per una birra e successivamente per un awamori,
bevanda di sake' caldo con dentro una umeboshi!!! mortacci
loro, mica c'era scritto UME da qualche parte nel nome...
Usciamo, sono le 22:30, io procedo alla zombie, ma la
serata non e' per niente finita..ora andiamo tutti al
KARAOKE!
Il locale si chiama UGA KARAOKE.
Io speravo di scamparla ma non c'e' stato
verso.
Siamo in una stanza di 3metri per 3, c'e' un televisore ed
un'apparecchiatura abbastanza pacchiana con 2 telecomandi,
un televisore e qualche luce sul soffitto.
2 microfoni senza filo.
Cominciamo bene: BACK STREET BOYS.
Il microfono ha un effetto riverbero che con me si
trasformera' in effetto ribrezzo.
Seguono JAPAHARI NET (quelli del concerto del primo giorno)
BUMP THE CHICKEN con SUPERNOVA un successo molto in voga
attualmente in giappone
MISHIA (giapponese)
RINGO SHIINA (giapponese)
MAZINGA Z cantato da Marco in doppia versione italiano e
giapponese
Arriva il mio turno e scelgo come primo pezzo uno dei DAFT
PUNK...la mia performance e' oscena, il pezzo e'
ingestibile (e inascoltabile nella sua versione
sinteticamente midi), 2 frasi ripetute all'esasperazione,
quel pezzo e' l'anti karaoke per eccellenza...mi rifaccio
con THRILLER di Michael Jackson ed evaporo per sempre dalla
scena musicale.
Qua il karaoke, come tutti sanno, e' molto apprezzato, i
giapponesi con un microfono in mano e la tv con i
sottotitoli si trasformano.
Cantano a squarciagola e ballano spasmodicamente, Marco che
ormai e' piu' giapponese dei giapponesi sembra posseduto
dal demone del karaoke...
Con il marchingegno si possono alzare e abbassare le ottave
piu' altri vari settaggi, insomma, roba seria,
professionale.
L'agonia e' durata 1 ora e, con 4 drink, ha prezzato 3000
yen (21 euro circa).
Usciamo e accompagnamo prima,
a piedi, i due nipponici canterini,
durante la serata si sono rivelati simpaticissimi e
veramente MANGA-STYLE.
Sulla via del ritorno Marco incrocia un filo penzolante dai
cavi della tensione, chiama i polizziotti e spiega il
tutto, io ho perso ogni cognizione spazio-temporale, voglio
solo tornare in albergo e dormire.
Arriviamo, saliamo in stanza, li' entri e metti il
portachiavi in una fessura per dare corrente a tutta la
stanza.
Si accende una luce generica che illumina l'ambiente e ti
installi.
C'e' il tv, c'e' anche la presa LAN per internet, ti viene
consegnato un kit con dentro un cavo di rete troppo corto e
un libretto delle istruzioni del 1982 dove ci manca poco
che venga citato anche il commodore 64.
Penso che se mi avessero dato una chiavetta USB>ETHERNET
sarebbe stata piu' lunga.
Ma non fa niente, basta che funzioni...
Funziona!
E' l'una di notte, in Italia sono le 5 del pomeriggio,
attacco skype controllo mail e aggiorno il diario, chiamo
Yukiko con SKYPE, e magicamente si fanno le 4 di notte.
Stacco tutto e mi faccio un bagno.
Entro in una cabina beige che risponde alla concezione
giapponese di "bagno", qui dentro e' tutto di vetroresina,
un blocco UNICO di vetroresina che comprende:
Lavandino, water, vasca e doccia, il tutto non piu' alto di
2 metri e non piu' largo di 50cm, profondo 1,5 metri.
E' qui che decido, forse in preda alla demenza, di provare
il famoso CAPSULE HOTEL non appena saro' di nuovo a
Tokyo...quello che in Italia si chiamerebbe LOCULO HOTEL.
Ovunque ci sono segnali sul come utilizzare questo cesso
preso in prestito dallo shuttle della nasa.
Il water (che purtroppo non mi serve ancora) ha sul lato
una pulsantiera che sembra la replica della cloche del
Gundam, non voglio sapere come funzioni, ora non ho la
forza.
Ci sono istruzioni dappertutto, su come usare la carta
igienica, su come usare il dosa sapone liquido, su come
sedersi, su tutto, se in giappone andate a cagare, non
preoccupatevi di portarvi delle riviste, c'e' gia' troppa
roba da leggere...ammesso che riusciate a farvi scappare da
cagare.
Riempio la vasca con l'acqua piu' bollente che ci sia in
tutta Kyoto e ci resto per 30 minuti...esco, sul letto c'e'
qualcosa di blu a righe che suppongo essere un pigiama,
senza troppe domande lo indosso
Spengo tutti gli interruttori ma la luce generica non si
spegne...cerco l'interruttore, non lo trovo, non c'e' da
nessuna parte..Marco dorme...non posso svegliarlo...tolgo
la chiavetta dalla fessura e cala il blackout totale.
Reinserisco, dove cazzo e'?
Dopo 20 minuti scopro che c'e' un piccolo interruttore tra
la presa della LAN e la presa del telefono e la presa della
corrente alla quale ho attaccato il trasformatore... e' lui
il maledetto...muori bastardo!
CLACK
buio
mi butto sotto le coperte
°Cosa cazzo e' sto caldo?°
Nella stanza ci saranno 40°, o forse sono abituato ai 4°
della casa tipica giapponese..vabbe', fanculo, via le
coperte, prima di svenire mi rendo conto che sono le 4:30
di notte...ottimo, ho 3 ore e mezza di sonno, il Capitano
Avatar ha deciso che domani mattina ci si sveglia alle
8:00am, per le 9:00 dobbiamo essere alla reception, c'e'
HATCH, il ragazzo di SATOKO (conosciuto a Ravenna in visita
a Satoko), che ci portera' in giro per Kyoto in macchina.
"Grande!", penso, saliro' su di una macchina tipicamente
giapponese (cioe' assurda) con la guida a destra...magari
me la fara' provare...mi addormento sorridendo, ignaro del
fatto che l'unico abitante di Kyoto ad avere una Opel Astra
con guida a sinistra sia proprio HATCH.
PS:"Marco e' incazzato con me perche' dice che sto vivendo
con due fusi orari contemporaneamente...ha tristemente
ragione, ma non e' colpa mia, e' colpa di questo diario!"
PPS:"ho un treno di foto da mettere nella gallery, ma ora
sono le 2:30am e ci pensero' domani...buonanotte"