KUMAMOTO,
04.08.2006
Quando dormo qua in Giappone mi succede una cosa strana,
ogni 3 ore circa mi sveglio.
Mi sveglio alle 3 di notte e poi alle 6, poi alle 9 e di
li' a poco mi alzo del tutto.
Mah.
Stamattina mi sveglio e vado in bagno, siccome il
bagno/water e' separato dal bagno/lavandino+vasca+doccia,
mi ritrovo di fronte al water piu' tecnologico che io abbia
mai incontrato da quando sono qua, ovviamente non potevo
trovarlo altrove che a casa di Satoko, considerando la
tendenza del padre di essere all'avanguardia,
tecnologicamente parlando.
Bene, il water di Satoko ha una plancia comandi altamente
incomprensibile, la quale non si trova al lato della tazza
come in tutti i water che ho visto fino ad ora, si trova
sulla parete laterale, dove noi terremmo il porta rotolo
carta igienica.
Tutti i water che ho visto sono fatti da una ditta di nome
TOTO e se mai avro' un water mio, quel water sara' targato
TOTO, a costo di dover venire in Giappone a comprarmelo e
portarmelo a casa sulle spalle.
Il water giapponese e' come quasi tutte le cose che ci sono
in giappone, all'inizio sei scettico e tendi a non voler
rischiare, ma una volta provato...ciao, e' dipendenza
assoluta.
Cosi' e' stato per il water, non potendo andarmene la prima
volta che sono venuto senza provarlo, poi e' diventato una
necessita' e tra le cose che piu' mi mancavano del
Giappone, ebbene si', c'era anche il water tecnologico.
Premetto che ho una certa tendenza a sentirmi un pervertito
ogni volta che lo uso, ma non ci si puo' fare niente, il
godimento e' troppo elevato e la funzionalita' e' assoluta.
Senza considerare il fatto che ci si sente piuttosto
proiettati nel futuro ogni volta che lo si utilizza.
Bene, espleto i miei doveri e mi accingo ad interfacciarmi
con la plancia di controllo del water di Satoko.
Guardo le figure, ovviamente, interpreto ed infine azzardo.
Funziona alla grande.
Ok, ma ora basta...schiaccio nuovamente il pulsante per
vedere se come inizia finisce, niente, continua.
Azzardo il bottone laterale, ma niente, continua, fa
qualche altro rumore strano e continua, io non posso
schiodarmi altrimenti, oltre a lavarmi la schiena, lavo
anche tutto il gabinetto.
Provo ad alzarmi un attimo per alleggerire la pressione
sulla ciambella, si', c'e' anche un sensore sulla ciambella
che non appena ti siedi fa fare qualcosa a qualcosa perche'
si cominciano a sentire dei rumori e dei gorgoglii..e
infatti si ferma.
Salvo.
Esco e appena vedo Satoko mi complimento con lei per la
tecnologia del water, lei mi chiede se mi piace, io
rispondo "sugoi neee!!" (alla grande) e lei "anche Madonna
ama questo tipo di water, l'ha detto in un'intervista e a
casa sua si e' fatta installare tutto cosi', non c'e' TOTO
in Italia?", abbasso lo sguardo e mestamente dico
"purtroppo no".
Sono diverse le cose che mi chiedo come mai non ci siano in
Italia, del resto importiamo una marea di cazzate inutili
da tutte le parti del mondo, ma questa no.
Questa che ci migliorerebbe la vita non la importiamo,
abbiamo le ciambelle di legno che pesano un quintale, che
se non stiamo attenti e ci scivolano quando le abbassiamo
esplodono in mille pezzi, questa che oltretutto e'
"frizionata" e si abbassa da sola molto lentamente evitando
ogni rischio, no.
Posso dire che non abbiamo veramente capito un cazzo.
Facciamo i fighi con gli inglesi perche' abbiamo il bidet e
loro no, i giapponesi quando vedono il nostro bidet non
capiscono che cazzo sia e come ci si debba sedere sopra,
"faccia al muro o schiena?", "come fa a lavare se l'acqua
va in basso?".
Quando gli spieghi che e' per lavarsi il sedere dopo averla
fatta, sbalorditi ti chiedono "con le mani?! ma non ti
sporchi??" e tu "si ma poi ti lavi.." e pero' pensi "si ma
intanto ti sporchi le mani di ....", pero' prima usi la
carta, ma capisci che il procedimento fa acqua da tutte le
parti.. ci siamo capiti..no, no, non ci siamo proprio.
Un'altra cosa che non capisco e' perche' in Italia non ci
sia il CUBE della NISSAN, qua ce ne sono un tot, voglio
dire, in Italia da un po' di tempo a questa parte girano
quei cessi di macchine scatoletta tipo il Suzuki vagon R o
la Opel Agila (penso che la proporzione tra Agila e
automobilisti sia a favore delle prime), mezze macchine,
mezzi cessi, con un design che fa venire il vomito e la
nissan non si azzarda a importare in Italia il CUBE.
Il Cube e' una macchina avantissimo, il design e' deciso,
senza compromessi, se ti aspetti una berlina, scordatela,
qui siamo su di un altro livello di macchina, comunque sia,
o ti piace o ti fa cagare, non rimane li' in mezzo, qua
sono arrivati al CUBE3, e da qualche parte l'ho anche
fotografato, anzi, adesso lo cerco e lo aggiungo alla
gallery delle foto, pero' non e' l'ultima versione CUBE3.
Appena tornero' in Italia vedro' di approntare una
petizione, raccogliere firme e convincere la Nissan a darsi
una mossa con il CUBE, tanto per perdere del tempo in piu'.
In programma c'e' la gita al castello di Kumamoto, ma prima
colazione con famiglia, ovviamente colazione in stile
giapponese.
La colazione consta di una serie paurosa di cose, tra le
quali una piccola zuppa di qualcosa, un qualcos'altro e un
piattone di frutteria varia sulla quale versare un po' di
yogurt e un po' di cereali (muesli mix), ma quest'ultima
non sono proprio sicuro che sia di origine giapponese,
soprattutto quando, mio malgrado, mi trovo a dover fare i
conti con qualcosa di verde e pastoso che mi causa da
subito un problema di stomachevolezza.
Ovviamente, su un 100% di contenuto, questo frutto occupa
un buon 75%, il resto e' pesca, melone e altri frutti
nostrani.
Se c'e' un frutto che non vorro' mai piu' mangiare in vita
mia e' l' avocado.
Attualmente non so neanche se si scriva AVOCADO o AVOGADO,
ma non mi interessa.
Dialogando con il padre di Satoko (si, dico sempre "padre
di Satoko" perche' sia io che Yukiko non ci ricordiamo come
si chiami) salta fuori che la Yamato aveva una nave gemella
dal nome MUSASHI, costruita nei cantieri navali di
Nagasaki, non ricordo perche' io non abbia chiesto che fine
ha fatto quest'altro prodigio del galleggiamento...non lo
sapro' mai.
Salta anche fuori una delle cose che piu' mi shockano da
quando sono qua, la rivelazione sulle AZUKI.
Azuki sono i fagioli rossi giapponesi, dolcissimi.
Io ho sempre pensato che fosse una varieta' di fagioli
naturalmente dolce e che sia un peccato
che in italia non venga importata, del resto abbiamo le
patate americane (dolci) allora perche' non i fagioli
giapponesi (dolci)?
E' presto detto: le Azuki sono i NOSTRI COMUNISSIMI fagioli
rossi, trattati con quintali di zucchero.
Non e' possibile, se in giappone c'e' un dolce e' con
l'azuki dentro e cos'e' l'azuki? un comunissimo fagiolo
zuccherato artificialmente.
La delusione e lo sconforto sono ai massimi livelli.
Usciamo, Satoko fa uscire la macchina dal garage e tutti
gli automatismi che attiva mi ricordano una qualsiasi delle
trasformazioni dei robottoni dei cartoni animati, mi
aspetto di vederla dirigere la macchina nel culo di
Daitarn3 subito dopo la curva a gomito fuori dal suo
garage.
Sfortunatamente non c'e' nessun Daitarn3, ma l'emozione e'
stata comunque grande.
Arriviamo a Kumamoto e lasciamo la macchina in un
parcheggio/distributore automatico, e' qui che rimango
folgorato da tale tecnologia ed e' qui che capisco la fissa
che hanno i giapponesi per le rotazioni di 180°, vedi
Actarus con la sedia mentre si dirige verso la cabina di
pilotaggio di Goldrake.
Ho capito che se un giapponese puo' far ruotare di 180°
qualcosa, in qualsiasi occasione, non si lascera' sfuggire
l'opportunita'.
Ci dirigiamo verso il castello, il terzo castello piu'
grande del Giappone.
Fuori dalle mura e' un'invasione di cicale giganti, Heather
Parisi avrebbe fatto bene a fare un giro da queste parti
prima di dire "e le cicale invece non cicale mica", qui le
cicale invece, cicale di brutto!
Si muovono a stormi, il rumore e' assordante, ne vediamo
ovunque sugli alberi, se se ne appoggiasse una sulla
tastiera, in lunghezza coprirebbe per intero tutti i tasti
"Q,W,E,R,T,Y,U".
Devo avvicinarmi e immortalarne una con il macro, mi
avvicino e ci manca poco che non sia lei a "mortalare" me,
e' il panico generale, un fuggi fuggi verso l'ingresso del
castello tra le urla dei presenti (noi 3).
Isteria pura, ma viste da vicino fanno veramente schifo e
se fanno tanto male quanto il casino che producono, beh, io
preferisco che piuttosto mi venga asportato un organo
interno senza anestesia.
In quattro falcate siamo a pagare i 500 yen dell'ingresso,
se ben ricordo..o forse erano 800..questo e' il problema di
non essere riuscito a scrivere tutto giorno per giorno.
Un comun denominatore di tutti i templi e castelli del
giappone e' "la scarpinata della morte" che ti devi fare
per raggiungere l'obiettivo.
E' la base dei video giochi, da Donkey Kong a Super Mario,
scarpinare, scarpinare e raggiungere l'obiettivo finale.
Finalmente ci si para innanzi in tutta la sua magnificenza.
Questo e' un castello come si deve, le mura sono massicce,
gigantesche, stando alle cicale e' tutto in proporzione.
Poche volte guardando qualcosa dal basso ho avuto un senso
di vertigine, questa e' una di quelle volte.
Il castello e' ora un museo, nessuno dei giapponesi che mi
accompagnano mi da' info particolari su cosa contiene,
viaggiare con i giapponesi (cosa confermatami da Marco) e'
un'esperienza non troppo esaltante, ti accompagnano a
guardare le cose ma non ti dicono praticamente niente di
quello che stai vedendo, in questi giorni capisco
l'importanza di Marco nella stesura e arricchimento del
resoconto, non a caso sto facendo una fatica assurda per
trovare cose interessanti da dire e il resoconto va avanti
a rilento..ecco, l'ho detto.
Bene, l'interno e' un museo e c'e' un po' di materiale
riguardante il castello, all'ingresso la temperatura e'
falcidiante nella sua freddezza, ma a mano a mano che si
salgono i piani, lungo una tipica scala giapponese ripida
come la morte, la temperatura sale per raggiungere
l'incandescenza all'ultimo piano, quello con la panoramica.
Bene, siamo in vetta, giro di 360 gradi e foto di rito,
scendiamo.
Fuori noto un pittore giapponese che, presissimo dal suo
lavoro, imposta le pennellate sulla tela come fossero colpi
di katana, e' un caldo della madonna, tutti sudano anche
solo muovendo una palpebra, ma lui e' li' che si sbraccia
tra un tocco di colore e l'altro.
Non suda.
Non una goccia di sudore esce dai suoi pori giapponesi.
Vado a vedere cosa sta dipingendo, in che stile, con questo
impeto non puo' non essere un capolavoro, gia' mi immagino
i giochi di luce, la tridimensionalita', l'imponenza del
castello.
Avrei fatto bene a continuare ad immaginare.
All'ingresso ci sono 2 guardie del castello, mi scappa un
po' da ridere, il castello piu' grande che io abbia mai
visto e' "protetto" dalle due guardie piu' PICCOLE che io
abbia mai incontrato, delle guardie bonsai.
Scatta subito la foto (vedi foto), io sembro alto 2 metri,
a fatica raggiungo il metro e settanta, quindi fate voi i
conti.
Giretto shopping per Kumamoto, qui scorci di vita
quotidiana, una vecchietta che passeggia con l'ombrello per
tenersi al riparo dal sole, ah, gia', non l'ho ancora
detto, in Giappone usano l'ombrello sia se piove che se
c'e' il sole, alcune indossano anche lunghi guanti di
cotone nero o bianco (ma e' preferito il nero) per
proteggere la pelle dall'abbronzatura, visto che e'
considerata un po' "volgare".
Dalla giovane all'anziana, tutte con l'ombrello, almeno nel
70% dei casi e' cosi'.
Un altro rischia la vita appeso ad una fune a 30 metri da
terra, sta pulendo i vetri di un palazzo, ha la scioltezza
di Messner a 20 anni, solo che fa tutto con una mano
impegnata a tenere stretta la spazzola per pulire il vetro.
Spero che il suo salario sia adeguato.
Passiamo di fronte ad un PURICURA CENTER, di comune
accordo, Satoko e Yukiko, decidono di entrare.
Il PURICURA e' il classico cabinone, che in Giappone va
alla grande, dove entri e ti fai una serie di foto
mettendoti nelle pose piu' idiote che possano venirti in
mente, poi passi ad un altro compartimento del cabinone e
ti dedichi all' impataccamento degli scatti.
Un PURICURA CENTER e' un concentrato di almeno 20 di questi
frastonanti cabinoni, tutti brulicanti di studentesse in
divisa che posano e taroccano le PURICURA.
Entriamo in uno di questi selezionato secondo criteri a me
ignoti e mi si presenta uno studio fotografico
professionale in 1 metro quadrato di spazio.
C'e' una scatola nera centrale che scorre lungo un binario
verticale, per fare scatti dall'alto o dal basso, a seconda
della situazione e un grappolo di faretti luminosi che ti
illuminano da ogni angolazione.
Ma quello che piu' mi stupisce e' che alle nostre spalle,
cala un telo verde per il "chroma key", che serve cioe' a
scontornare le nostre figure mettendole su sfondi diversi
dal classico fondo bianco.
Si parte, il primo scatto e' sempre a tradimento, non
capisci cosa sta succedendo, una voce parla in giapponese e
io non capisco una mazza, Yukiko e Satoko sono gia' in posa
e io risulto li' impalato che le guardo con la faccia di
quello che non sta capendo un cazzo.
Ok, ci sono, loro si mettono in posa e io anche, sfodero il
peggio repertorio di espressioni, dallo stupito/incredulo
al finto figo, dal triste all'euforico.
Sono certo che la mia interpretazione sia la piu'
performante, sono soddisfatto di me stesso e degli anni
passati di fronte allo specchio a fare il coglione.
Usciamo, passiamo alla "camera oscura", dove selezioniamo
gli infiniti scatti e decidiamo gli sfondi e le
ambientazioni.
C'e' un touch screen con due penne, si lavora in coppia,
c'e' una libreria di oggetti, forme, stelle, nuvole, baffi,
capelli e chi piu' ne ha piu' ne metta da sovrapporre alle
foto.
Guardo bene le foto e capisco che la mia interpretazione e'
amatorialissima in confronto a quella di Yukiko e Satoko,
del resto loro ci sono nate dentro a sti baracconi, Satoko
mi ha detto che quando era giovane (cioe' 7 anni fa, quando
aveva 18 anni) la moda imponeva che chi piu' ne aveva piu'
risultava "trendy" e "cool", lei ne aveva collezionati
circa 1000...come ho potuto pensare di competere con delle
giapponesi al PERICURA??
Ne esco con il mal di testa e rintronato come pochi,
capisco che sono troppo vecchio per queste cose, ma mi
giustifico con un "vabbe', io non sono giapponese..questa
e' roba da giapponesi".
Basta, torniamo a ritirare la macchina dalla base bianca e
andiamo a casa, stasera si cena presto, ci sono i fuochi
artificiali e la festa di paese.
Ceniamo presto, alle 20:00 arriveranno ospiti, tra questi
ci sara' JACK TAYLOR.
Cazzo, solo a sentire il nome mi viene da tirare fuori il
blocchetto per farmi fare un autografo, ma chi e' Jack
Taylor? colui il quale i giapponesi pronunciano il nome
mimando lo slang americano?
Non lo so, me lo presentano e la prima cosa che mi viene in
mente e' Bill Murray di LOST IN TRANSLATION.
Jack Taylor lavora in giappone, pare che sia un magnate
delle perforazioni petrolifere, non parla una parola di
giapponese, con me scambia 4 battute, mi dice in
inglese che e' stato in Italia e sa parlare
l'italiano, io gli rispondo "davvero??" e lui
"perfiettou!!" e finisce qui la sua
performance in lingua italica.
Ma con un nome come il suo non posso che fidarmi ciecamente
di lui.
Cominciano i fuochi artificiali, ne spareranno piu' di
mille, forse 2000, non ricordo, i genitori di Satoko mi
chiedono se ho mai visto i fuochi artificiali giapponesi,
rispondo di no e mi chiedono se in Italia ci sono i fuochi
artificiali.
Oh, va bene che siamo indietro rispetto al giappone, ma non
cosi' indietro.
Mi preannunciano uno spettacolo memorabile.
Si, se andavo io con 4 fischioni e 3 raudi facevo piu'
scena.
Sparano 1 razzo ogni 2 minuti, di questo passo, facendo due
calcoli, concludo che tra un paio di giorni Jack Taylor
sara' ancora li' al balcone a sorseggiare birra, non capire
un cazzo di giapponese e dire
"perfiettou!!" in una perfetta pronuncia
inglese.
La dinamica e' questa: serie di fuochi artificiali e
interruzione, voce che annuncia lo sponsor di questa serie
di fuochi artificiali e si parte con la serie
successiva...e cosi' via.
Dopo 40 minuti il sonno mi spezza le vertebre cervicali.
Satoko e Yukiko se ne accorgono e decidono di andare a fare
un giro nella festa di paese.
La festa si svolge lungo il canale ed e' un brulicare di
persone e giapponesine in Yukata.
Stand gastronomici ovunque.
Fumi, vapori, gas, musica, colori, "irashaimasen"
(benvenuto), yukata, kimono, colori, fumi, gas, vapori.
Un bagno di gente, alcuni stand hanno piccole gabbiette di
plastica, sono terrari, questi stand sono assaliti dai
bambini giapponesi, pare che vadano pazzi per i coleotteri,
piu' grossi sono, piu' costano e piu' strippano.
Un paio di vasche e torniamo verso casa, prima pero' ci
fermiamo in un pub che si rivela "per donne" dove io solo
l'unico esemplare scrotomunito.
Quattro chiacchiere, io prendo un drink analcolico che in
confronto il BUBBLE MAN II e' acqua di sorgente.
Torniamo a casa, tutti a letto.
Domani colazione presto e via di Shinkansen verso Kyoto.