RAPSODIA AD
HIROSHIMA
31.07.2006
I giorni di stand-by da Marco sono finiti, la camera di
decompressione jet lag ha avuto il suo dovuto corso, tra
qualche lavoro da finire (che rimane tale) e colpi di sonno
improvvisi ed inesorabili, sgancio lo zaino dal
jumbotrolley e mi dirigo verso la metro, destinazione
TOKYO-STATION dove ho appuntamento per le 9:00 con Yukiko,
di li' attivero' il RAIL PASS e prendera' il via il J-tour.
La sveglia e' alle 6:30, su indicazione di Marco che e' un
maledettissimo previdente o forse non crede abbastanza in
me pensando che avro' sicuramente bisogno di piu' tempo
cercando di recuperare la retta via dopo "enne"
smarrimenti.
Fortunatamente cosi' non sara', il detto "il bisogno aguzza
l' ingegno" andrebbe scolpito nel marmo, la mia lucidita'
mentale e' a livelli inauditi, essendo nella bisogno di
raggiungere la meta nel minor tempo possibile a causa del
carico di circa 35Kg che mi porto addosso, di cui 1Kg
occupato dalla nutella per Satoko, visto che "le manca da
morire"...spero di non morire prima io cercando di
portargliela.
Ogni passo e' ottimizzato all'estremo, parola d'ordine
"evitare basculamenti".
Ora so che la maglietta azzurra, non appena inumidita,
diventa blu scura ed e' da evitare come la morte in caso di
prevista sudorazione, in realta', da quando sono qua, mi
sto facendo una cultura in questo campo, sono partito
pensando "evitare magliette scure, attirano il sole/caldo",
ora penso "evitare magliette chiare, evidenziano il
sudore", meglio sudare tanto e far finta di niente che
sudare poco e non poterlo nascondere.
Alle 8:15 sono sul posto, con ben 45 minuti di anticipo
sulla tabella di marcia, 45 minuti rubati al futon, non mi
resta che evaporare su di una panchina aspettando le 9:00.
Qui e' una parata di tipologie giapponesi, ci sono i
vecchietti alla Sakurambo, troppo uguali a Sakurambo, i
vecchietti alla Maestro Tartaruga di Dragon Ball, le
vecchiette bonsai, bassissime e tutte ricurve su loro
stesse, probabile che il marito, la sera, poti i vari getti
di baffetti che crescono spontanei qua e la' sulla loro
faccia.
8:50 circa e qualcuno mi pianta una siringa di morfina nel
collo: e' arrivata Yukiko.
Stiamo andando ad Hiroshima...
Una cosa che non capisco di Hiroshima e' se ci sono ancora
radiazioni qua e la', non capisco come sia possibile che in
60 anni circa sia scomparsa ogni forma di radiazione dopo
il primo bombardamento atomico della storia...ho visto
filmati di esperimenti atomici svoltisi negli anni 50 da
quei coglioni degli americani, che rendevano contaminate
zone per i secoli a venire, qui hanno sganciato un'atomica
a 600m da terra e non mi sembra di aver mai sentito parlare
di anni di decontaminazione...devo cercare qualcosa su
google.
Mi rispondo con un "comunque sia, mi prendero' la mia parte
di contaminazione, il giusto prezzo da pagare per la
sconfinata idiozia umana", non ricordo dove, ho letto che
Einstein disse: "ci sono solo 2 cose infinite, la
stupidita' umana e l'universo, ma sul secondo ho ancora
qualche dubbio" io sottoscrivo.
Una cosa tipo 10 anni fa, pensai ad un fumetto dove c'era
un pilota di SPITFIRE (aereo inglese della seconda guerra
mondiale) che, impazzendo, rubava la bomba atomica che
doveva essere sganciata su Hiroshima e la caricava, in
maniera piuttosto artigianale, sullo spitfire, da li'
partiva (in fuga) con la bomba pensando a dove poterla
sganciare, in tutti i posti dove pensava di sganciarla
atterrava e li' conosceva la realta' locale, le persone, le
storie tutte le volte differenti e capiva che neanche li'
avrebbe potuto sganciarla.
Il "bug" della storia era "ma perche' non la sganciava in
mezzo al deserto?" e infatti, non trovando una motivazione
plausibile, non l'ho mai fatta...o forse era semplicemente
un alibi per la mia pigrizia.
Sta di fatto che in quel periodo ho pensato "un giorno
andro' ad Hiroshima, non so quando, ma ci andro', magari da
vecchio".
Ancora non avevo focalizzato nessun interesse particolare
per il Giappone, ma per me, in quel periodo, Giappone
significava Hiroshima (e Nagasaki).
Ora si aprono le porte dello shinkansen e la prima cosa che
cerco e' il cartello con la scritta "HIROSHIMA" della
stazione, come per avere la conferma di essere veramente
li'...e a tutt'ora penso che quel cartello bianco sia uno
dei pochi ricordi che terro' per sempre: "..sono davvero ad
Hiroshima...".
--- problema ---
Sono passati un paio di giorni da quando ci sono stato, ora
sono a casa di Satoko, ma poi lo resocontero' con calma, la
verita' e' che per tutto il tempo che sono rimasto ad
Hiroshima, non mi andava di fare assolutamente niente.
Niente, esattamente come il cartello alla stazione: bianco
con scritto HIROSHIMA.
Non mi andava di scrivere il resoconto, cercavo di capire
cosa poter scrivere per mettere in ordine le emozioni di
questa visita.
In questo "capitolo" e' tutto sparso, non riesco a dargli
un senso, forse ci riusciro' tra qualche settimana o forse
qualche mese...forse mai, non lo so.
Forse non dovrei neanche scrivere qualcosa, quindi qui lo
dico e qui lo nego, questa parte di resoconto e'
tranquillamente evitabile.
--- problema ---
Come sta vivendo il presente la gente di Hiroshima? mi
sembra che vada tutto bene, tutto normale, forse siamo noi
che continuiamo a far esplodere quella bomba tutte le volte
che pronunciamo o pensiamo al nome Hiroshima, come dire
Cogne e pensare alla Franzoni, come dire Mahl e pensare a
Furia Cavallo del west...forse il nostro cervello ha
bisogno di scorciatoie, di brevissime corrispondenze, ad A
corrisponde B, a B corrisponde A ed il cerchio si chiude,
tutto quadra e via, nelle fittizie sicurezze.
Non so cosa sia stato, camminavo per quella citta' e
cercavo di pensare "no, non devo discriminare tutto cio'
che vedo in funzione dell'atomica", "no, non e' che
quell'anziana giapponese che cammina tutta storta sia
necessariamente piegata, contorta e ritorta dalle
radiazioni, quanti anni avra'? 70? 70-61=9...possibilissimo
che lo sia...", perche' tutti gli anziani che incontravo
stimavo la loro eta' meno sessantuno per capire quanti anni
avessero quel 6 agosto...non lo so.
In tutto questo credo che mi limitero' a trascrivere i 4
appunti presi sul block notes mentre in treno andavamo a
visitare il tempio di ITSUKUSHIMA, l'unico momento nel
quale sono riuscito ad estraniarmi e dare un minimo di
forma al caos che avevo in testa:
"mi ritrovo con un mucchietto di sabbia al quale non riesco
a dare una forma, so che servirebbe un po' d'acqua per
legare tutti questi piccoli granelli insieme, ma non la
trovo, la stessa acqua, forse, che cercavano i
sopravvissuti ai 30.000 gradi sopra il municipio di
Hiroshima, la stessa acqua che fanno scorrere sulle lapidi
in memoria dei caduti dell'atomica ogni volta che vengono
commemorati.
Il museo in se' non mi ha solcato come pensavo che avrebbe
fatto, forse perche' era bastato vedere lo scheletro del
municipio, lasciato cosi' com'era a testimoniare le 8:15 di
quel giorno.
Scesi dal tram, sul quale l'unico messaggio preregistrato
comprensibile e' quello che avverte di essere arrivati all'
"ATOMIC BOMB DOME", c'e' una sorta di piccolo purgatorio
sonoro creato da una miriade di cicale che urlano qualcosa
di incomprensibile dal piccolo parco che separa il "dome"
dal resto del mondo.
Quel rumore diventa assordante nel momento stesso in cui ti
rendi conto di essere di fronte al "monumento naturale
dell'atomica".
Timore reverenziale e' la descrizione della sensazione che
piu' si avvicina a cio' che si prova, imbarazzo mentre lo
seguo con la coda dell'occhio pensando che non e' ancora il
momento giusto per alzare lo sguardo, per incontrare uno
dei tanti errori della specie umana.
Finalmente mi decido, lo guardo ed e' come se tutto il
resto venisse cancellato, come se la storia continuasse a
ripetersi ogni volta, via tutto tranne lui.
Per tenere lontana la retorica e' necessario il silenzio,
pensando a cosa poter scrivere (piu' per me stesso che per
gli altri, per mettere un po' di ordine e in qualche modo
assimilare questa esperienza) non riesco a fare altro che
visualizzare una pagina bianca, non sono uno scrittore,
sicuramente qualcuno prima di me e' riuscito a rendere
meglio quello che sto cercando di capire.
Kurosawa, per esempio, in "Rapsodia d' agosto", e' riuscito
in tutto, ma non ha parlato, s'e' "limitato" a descrivere
come vengono commemorate le vittime dell'infinita
stupidita' umana e la dignita' che queste persone
dimostrano fa ancora piu' male di tutte le fotografie di
persone arse dall'esplosione e non abbastanza fortunate per
morire in un istante, e' piu' ruvido delle tegole esposte
al calore e che tutti possono toccare per capire quanto sia
stato assurdo, e annientano molto di piu' dei 3 fantocci di
plastica ustionati che brancolano immobili tra le macerie
replicate ad arte e che troppo ricordano una retorica
disneyland dell'orrore.
Mentre il museo mi scorre sotto gli occhi senza che io
cerchi o possa rallentarne minimamente il flusso, nel parco
vorrei fermarmi piu' tempo possibile, rimarrei ore di
fronte al municipio ad osservare le lamiere contorte.
Dall'opuscolo preso al museo:
La bomba atomica utilizza energia sprigionata dalla
scissione nucleare di uranio e di plutonio in modo da
generare molta piu' distruzione di quanta ne puo' produrre
un esplosivo convenzionale.
A questo si aggiungono i seri danni psicologici, anche a
lungo termine, che i raggi gamma, i raggi neutroni e altre
radiazioni vengono sprigionate dall'esplosione.
La bomba lanciata su Hiroshima era lunga 3 metri e pesava
intorno alle 4 tonnellate.
Siccome era piu' sottile di quella disegnata
originariamente, le e' stato dato il soprannome di "LITTLE
BOY" (ragazzino).
La bomba trasportava circa 50Kg di uranio-235, ma la
fissione istantanea prodotta con meno di 1Kg di questo
uranio riesce a liberare un'energia equivalente a 16.000
tonnellate di TNT al massimo del loro rendimento.
Approssimativamente, il 50% di questa energia e' stata
liberata sotto forma di vento esplosivo (onda d'urto), il
35% sotto forma di raggi calorifici ed il restante 15%
sotto forma di radiazioni.
Gli effetti complessivi di questi 3 fattori hanno causato
enormi danni.
Gli intensi raggi calorifici ed il violentissimo vento
esplosivo hanno distrutto e bruciato quasi tutte le
costruzioni nel raggio di 2Km dall'ipocentro
dell'esplosione.
Nell'istante della detonazioni, la temperatura centrale del
punto di esplosione superava il milione di gradi
centigradi, generando una palle enorme di fuoco.
Dopo un secondo la palla si e' espansa fino a 280m di
diametro, la sua temperatura superficiale ha raggiunto 5000
gradi centigradi e dalla palla sono stati irradiati gli
intensissimi e distruttivi raggi calorifici.
La pressione al centro della detonazione era estremamente
alta, circa alcune centinaia di migliaia di pressione
atmosferica.
L'aria intorno e' stata furiosamente spinta verso l'esterno
determinando un violento spostamento d'aria.
A 500 metri dall'ipocentro la pressione raggiunta era
qualcosa come 15 tonnellate per un metro quadro.
Questo ha schiacciato quasi tutti gli edifici e spazzato
via cose e persone.
Verso la fine di dicembre del 1945, quando finalmente erano
diminuiti i massimi effetti delle radiazioni iniziali, la
bomba aveva falcidiato non meno di 140.000 esseri umani.
Al momento della caduta della bomba la citta' contava
350.000 abitanti, questo significa che quasi 1 persona su 2
e' morta a causa dell'atomica.
Per assicurare che gli effetti del bombardamento atomico
potessero essere osservati esattamente, si sono scelti
bersagli potenziali delle citta' con un'area urbana di
almeno 5Km di diametro e le incursioni aeree in quelle
citta' sono state proibite.
Le citta' prescelte erano Hiroshima, Kokura, Niigata o
Nagasaki.
Hiroshima e' stata considerata la prima scelta perche' era
l'unica delle 4 citta' prescelte a non avere un campeggio
con prigionieri di guerra alleati.
Una delle cose che mi colpisce a tradimento e' un gruppetto
di anziani che, con uno stereo portatile, cominciano a
cantare delle canzoni di pace giapponesi, bellissime,
intonatissime.
Sui loro volti non ci sono espressioni stravolte in
pantomimiche tragedie greche, c'e' semplicemente pace, la
stessa che cantano.
C'e' una fiamma/fiaccola al centro del parco, Yukiko mi
ricorda che quella fiamma ardera' finche' non ci saranno
piu' armi atomiche sulla terra, il mio ottimismo mi
suggerisce che un giorno ci sara' un ologramma a
rimpiazzare quella fiamma.
La GRU (origami) e' diventato il simbolo di Hiroshima, in
giappone e' tradizione fare 1000 origami di gru per
augurare la guarigione a qualcuno che e' ammalato, si fanno
mille gru e si uniscono tutte con un filo, poi le si
portano a chi e' ammalato, a me sembra un'usanza stupenda
che rappresenta tangibilmente la speranza.
C'e' la storia di Sadako Sasaki, dalla quale credo sia
stato deciso questo "rito" per Hiroshima, all'eta' di 2
anni e' rimasta esposta alle radiazioni della bomba e, dopo
10 anni, le e' stata diagnosticata una leucemia, quindi
ricoverata in ospedale.
Qui ha cominciato e proseguito a fare gru origami di carta,
nonostante il dolore della malattia, nella speranza di
tornare a stare bene.
Dopo 8 mesi, le sue preghiere non si sono avverate ed e'
morta.
E' questo gesto, vederlo ripetuto e aggrappato ai
monumenti, che ad un certo punto mi fa trovare l'"acqua"
dove piu' temevo che l'avrei trovata ...e mi allontano da
Yukiko per la vergogna, ma non mi vergogno certo per le
lacrime.
Arriva il tramonto e' ora di andare via.