SI ARRIVA
26/27.07.2006
Il giorno prima passa a trovarmi mio padre in studio, per salutarmi prima del viaggio, un po' di chiacchiere coronate dal suo consiglio sul viaggio, mi dispensa sempre qualche consiglio utile prima di ogni mia attivita', una volta, mentre uscivo per andare a fare snow, e' volato un "le gambe rotte fanno male", questa volta sentenzia un "...e mentre cade l'aereo, cerca di aggrapparti bene a..." io non gli faccio finire la frase informandolo, animatamente, che sto giocando d'anticipo e mi sto gia' aggrappando a qualcosa: ai miei genitali.

E cosi' sono di nuovo li', seduto sul sedile di un aereo, l'ultima volta avevo i piedi appoggiati all'italia, la prossima volta saranno appoggiati al Giappone.
Questa volta, pero', sono su di un BOEING 747, quelli che scoppiano meglio di tutti nei film sui disastri aerei, quelli che in un colpo solo spargono i bagagli di 400 persone in un raggio di troppe miglia, persone comprese.
Ma e' andata bene, fino ad ora e' andata sempre bene, altrimenti non sarei qui a raccontarlo, resta che una mia amica che fa la hostess mi sta dando qualche informazione in piu' sul mondo del "volo di massa" e chissa' perche' non mi dice mai niente che mi rassicuri piu' di tanto...niente, non mi fidero' mai di qualcosa che pesa come un palazzo e si sposta a 10000 metri da terra.
Unica nota di demerito sul viaggio sono state le condizioni:
1) Avevo il sedile di quello di fronte a me avvitato saldamente alle mie ginocchia, quando reclinava lo schienale gli leggevo il pensiero.

2)
Ero seduto esattamente sull'ala, nonostante tutte le volte io dica "non sull'ala, per favore, ci sono millioni di litri carburante, non voglio essere il primo ad evaporare, sto meglio se penso che vedro' qualcun altro farlo prima di me".

3)
Il tipo di fianco a me ho sperato che fosse un terrorista e che facesse una mossa falsa per vendicarmi di 12 ore di colpi di tosse (a intervalli di max 2 secondi), alito pestilenziale che fuoriusciva dalla sua bocca semiaperta nei momenti di sonno profondo, tra l'altro DORMIVA NEL MOMENTO DEL DECOLLO, ora, se c'e' una cosa alla quale non credero' mai e' a quelli che dormono nel momento del decollo, e' una finta, non e' umanamente possibile farlo, l'ho fatto anche io, per finta, una volta che mi sono reso conto di avere di fianco a me uno in preda a crisi di panico pre-decollo, quindi so bene come funziona, bastardi, FATE FINTA! ..ed infine il finto morbo di Parkinson che si faceva venire alle gambe muovendole a velocita' inaudita, tant'e' che si e' guadagnato il soprannome di COLIBRI', quando io, certo della sua nazionalita' asiatica, gli indirizzavo dei "fanculo colibri'", "colibri' devi morire".
Spero che le parole "fanculo" e "devi morire" in italiano non siano troppo simili a quelle brasiliane, visto che il tipo era brasiliano.

4)
Non c'e' lo schermo LCD personale sullo schienale del sedile davanti, com'era invece sull'airbus, non c'e' no, altrimenti sarebbe stato tutto unto dal naso del passeggero, in compenso c'e' un bel monitor 14 pollici che non si fa invidiare da un classico monitor a fosfori verdi del 1960, e' la', incastonato in un punto abbastanza improbabile, ma in teoria visibile a tutti quelli della sezione di aereo nella quale alloggio, immagino che lo sforzo di ingegneria maggiore ci sia stato proprio per questo, per capire quanto poter lesinare sul televisore a fosfori verdi, decido di snobbarlo, nonstante abbia perso qualche diottria mentre c'erano i dati di volo.
Il 747 ha abbondantemente superato i 1.000Km/h, cazzo, millechilometriorari...non ci si crede.

Mentre sorvoliamo l'Olanda, non posso non notare delle elicone per energia eolica e, assieme a queste, noto anche una discreta coltre marrone che glassa la terra a vista d'occhio...io non me la ricordavo proprio cosi', tipo 10 anni fa quando andai in Cina ed il tragitto era pressoche' identico, non c'era...quindi cos'e' successo?
Si sa bene cosa sia successo...il petrolio e tutto il business che c'e' dietro, allora penso che e' come se cagassimo nel piatto dove mangiamo per poter usare di piu' la lavastoviglie..e' assurdo.
Resta che io, degli aerei, non mi fido.

Arrivo, check out con ispettore che mi fa aprire per ispezionare a fondo il mio trolley...mai successo nella vita che mi ispezionassero lo zaino, ergo il trolley torna a starmi sul cazzo.
Vado al "bancomat" e prelevo 30.000yen, circa 200 euro, chiamo Yukiko poi chiamo Marco:
"Ben arrivato in Giappone"

Ho la punta alla scuola di italiano di Marco, dove Marco dovrebbe consegnarmi le chiavi di casa.
Prendo svariate metro, fortunatamente senza perdermi e la prima sensazione che ho e' quella di non essere mai andato via.
Ikebukuro, Yamanote, Keisei, Shibuya...Ueno, sono tutte li', proprio dove le avevo lasciate sette mesi fa...sette mesi durati un giorno.

Arrivo e chiamo Marco, il quale mi dice di aspettare li' all'incrocio della stazione Shibuya, che sarebbe arrivato in 10 minuti.

L'incrocio della stazione di Shibuya e' un nodo nevralgico della zona, palazzi con facciate (da piu' di 10 piani) televisive (nel senso che l'intera facciata e' uno schermo televisivo) e un brulicare di giapponesi di tutte le eta'.
Mi fermo ad osservarli, qui c'e' veramente la percezione dell' "altro mondo".
Migrazioni di massa ad intervalli regolari, tutti perfettamente sincronizzati da luci verdi e rosse.

Dopo 9 minuti e 55 secondi sento battermi sulla spalla, e' Marco: "Ben Arrivato".

Andiamo alla sua scuola dove mi fa fare un tour delle varie aule e zone ristoro, il palazzo da fuori non fa grandi promesse, ma una volta entrati nella scuola, previo abbandono delle scarpe in apposita scarpiera all'ingresso, ci si trova in un concentrato di stile e design.
Se dovessi studiare l'italiano, andrei sicuramente li'.
Faccio la conoscenza di un collega di Marco, tale Michelangiolo, dopo qualche chiacchiera salta fuori che e' sposato ed ha un figlio con una giapponese, per giunta della stessa citta' di Yukiko (Niigata), allora dico "beh, siamo sulla stessa barca", lui "si, solo che io sto remando, te no"...effettivamente..
Il tipo e' in gamba, una delle sue frasi entra di diritto nella mia top ten "I piani non vanno mai secondo i piani", suona un po' alla "legge di Murphy" e puo' anche darsi che la sia, ma da ora in poi, per me, sara' "la legge di Michelangiolo".

Esco, senza zaini o borse, con solo il cellulare per fare foto al volo, e' il primo pomeriggio, decido di non andare subito a casa e resistere il piu' possibile, per cercare di sincronizzarmi subito con il fuso orario.
Marco mi disegna un paio di direttive stradali e io esco, destinazione Shibuya.
Arrivo al fatidico incrocio di cui prima e decido di sedermi li' vicino ad osservare e basta, sinfonia visiva di luci e persone.
E' uno spettacolo ed e' emozionante.
E' solo un incrocio con gente che attraversa la strada, ma e' un incrocio giapponese e come il 99% delle cose giapponesi e' diverso, e' oggettivamente migliore.
Non so come facciamo, ma ce la fanno, qualsiasi cosa sia giapponese e' migliore, e' piu' bella, dalla tendina al tappetino, e' piu' funzionale, e' piu' tutto, cazzo, maledetti bastardi, come fanno? questi qua che stavano su di un'isola, fuori dal mondo, isolati (appunto), si facevano i kimono, le katane, le porte scorrevoli, i minimalismi stilosissimi, il sushi e il sushimi, gli onigiri e piu' recentemente i cartoni animati con i robottoni.
E ho solo elencato le cose piu' comuni.
Beh, sono li' che li guardo ipnotizzato mentre attraversano la strada, nella loro iper-organizzazione tipica solo degli insetti, brulicano come formiche su quella briciola di asfalto e decido di far parte di quel brulicare, mi avvicino alle strisce pedonali e provo una sorta di emozione, quasi imbarazzo, come se mi trovassi ad una festa e dovessi mettermi a ballare insieme a tutti gli altri.
Verde: let's dance.

Sono "fuori servizio" turisticamente parlando, e' solo una passeggiata, e' il primo pomeriggio, ho quasi un mese di tempo da passare qua, quindi me la prendo mooolto comoda.
Ma come si fa? e' come per un bambino che ha sempre giocato con l'altalena ritrovarsi all'improvviso al Luna Park con tutte le giostre gratuite e deserte...come fai a resistere?
Si fa che mi pento di aver pensato "faccio foto solo con il cellulare".
Cammino e vedo di tutto, finche', non so precisamente il perche', entro in quello che mi sembra un normalissimo store: TOKYU HANDS.
1) scopro che anche questo e' suddiviso in tot piani.
2) scopro che e' anche un ferramenta.
3) scopro che il mio futuro si svolge in questo paese.

Essendo cresciuto in mezzo a trapani, flessibili e quel genere di attrezzistica li', ho una specie di fissa per le ferramenta, per me entrare in una ferramenta e' come visitare il paese dei balocchi, ma qui e' il paese dei balocchi di suo, quindi come potra' mai essere il paese dei balocchi del paese dei balocchi?
Lo scopro di scansia in scansia.
C'e' semplicemente TUTTO, ma non tutto, TUTTO.
Se mai la parola TUTTO puo' aver significato qualcosa, questa volta e' al 100% del suo potenziale.
Il vecchio ROY di BLADE RUNNER non aveva visto un cazzo, visto che tra le cose che elenca prima di morire non c'e' anche questa ferramenta!
Sfigato di un replicante.

Capisco che i giappo sono i maghi del bricolage, ora capisco dove trovassero tutti gli accessori quelle fuori di testa delle GANGURO e capisco il perche' stesso delle GANGURO, del resto come si fa a non comprare niente di tutto cio'? e come puoi usare qualcosa del quale non conosci l'utilizzo ma bellissimo da vedere se non appendendotelo addosso? del resto l'uomo l'ha sempre fatto dai tempi della pietra.
C'e' il reparto antinfortunistica, il reparto attrezzistica, il reparto accessori casa, il reparto accessori inutili, tutti i reparti del mondo impilati piano su piano.
Ma quel che e' ancora meglio e' vedere come i giapponesi selezionino accuratamente gli articoli della vastissima gamma.
Sembra quasi che parlino con l'articolo per capire se puo' fare al caso loro, se la risposta e' affermativa allora passano alla selezione del pezzo migliore, quello perfetto tra tutti i perfetti e quando lo scelgono (dopo ore di meditazione) e' per sempre.

Come tutte le cose qua in Giappone, e' un videogioco, ogni piano un livello di difficolta' diversa, la difficolta' consiste nel non comprare niente e sale, sale, sale, fino al livello BOSS, li livello finale dove puntualmente vieni ammazzato piu' volte di seguito.
INSERT COINS TO CONTINUE...
Ma io mi ripeto "e' solo il primo pomeriggio, ci tornero' con Yukiko, almeno con lei capiro' cos'e' questo fantastico articolo con il quale non posso assolutamente piu' vivere senza.
Non ci sono parole, posso solo disporre che la mia salma venga tumulata in questo posto.

Uscendo vedo un paio di studentesse in divisa (manga style) intente nell'apertura di una bottiglietta di coca cola da un distributore oldschool, tipo americano degli anni '50 in una zona che ospita tutta una serie di prodotti brandizzati COCA COLA 50's style de caz.

Appoggiano il tappo ovunque sul distributore, non capiscono come mai non si tolga automaticamente, come mai non si azioni un meccanismo fantascientifico che le permetta di dissetarsi.
Esco dal negozio con loro che cercano di svitare il tappo con la leva che serve per la restituzione delle monete incastrate.
Li' capisco che la COCA COLA non vendera' mai quel distributore in Giappone.
Perche' quel distributore sta ai distributori giapponesi come un bastone di legno sta alla spada laser di Guerre Stellari.
Brave ragazze, "usate la Forza".

Esausto decido di tornare a casa, anche perche' sono ormai le 8 di sera e in 4 giorni ho dormito 6 ore tra si' e no.
Vado da Marco alla scuola per recuperare zaino e trolley e decedo sulla via del ritorno.
Non ho piu' energie per focalizzarmi su niente, chiudo un attimo gli occhi nella metro e li riapro al capolinea, ho saltato la mia fermata, sbattimento, mi consolo constatando che almeno non ho sbavato sullo zaino.
Un altro cambio treno per essere finalmente nella familiare SHAKUJI KOEN per adagiare le mie stanche membra sull' agognato tatami.

Finalmente ci sono: "E' tempo, di dormire..."